Tutti noi aspiriamo a essere felici e liberi, ma dovremmo tenere presente che la Libertà si accompagna alla Responsabilità.
Spesso le persone vogliono essere libere, ma non vogliono assumersi delle responsabilità, non comprendendo che la libertà è inseparabile dalla responsabilità!
Nel comune sentire si pone la libertà come valore supremo, lo recitava anche Dante nel purgatorio “Libertà va cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta”, un valore superiore addirittura alla propria vita, come un “diritto” che va garantito sempre, anche in presenza di un rischio inevitabile. Ma la libertà non consiste affatto nel fare ciò che si vuole. Nella società esistono delle leggi e la libertà non può consistere nel poter fare ciò che si vuole, bensì “è il diritto di fare tutto ciò che le leggi permettono”. Si tratta, dunque, di una libertà nella e non dalla legge.
Del resto, è sempre lo stesso Dante che nell’inferno recita “Considerate la vostra semenza: nati non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza” facendo leva sulla natura dell’uomo come custode di responsabilità.
Ma cosa significa responsabilità? Secondo la definizione dell’enciclopedia Treccani, la parola responsabilità deriva dal latino responsum «risposta» e sarebbe la capacità di rispondere dei propri comportamenti, rendendone ragione e accettandone le conseguenze. Cercando la stessa parola su Google, ci si imbatte in questa definizione: “congruenza con un impegno assunto o con un comportamento, in quanto importa e sottintende l’accettazione di ogni conseguenza, specie dal punto di vista della sanzione morale e giuridica: assumersi, addossarsi, prendersi la responsabilità di un’azione; una grande, una grave responsabilità; mi assumo per intero la responsabilità; non voglio alcuna responsabilità”.
Queste prime definizioni possono dare un’idea generale di cosa sia, nel senso comune, la responsabilità, il cui significato è contenuto nell’etimologia stessa della parola: Responso e Abilità. La responsabilità sarebbe dunque l’abilità di dare risposta, l’idea di riuscire a rispondere alle conseguenze delle proprie azioni. Ma rispondere a chi? Generalmente ci si immagina che il primo al quale si debba rendere questa risposta sia l’altro ed è per l’altro che ci si prende la responsabilità di quello che si è fatto, sia essa di valenza positiva sia di valenza negativa. La responsabilità sembra, pertanto, acquistare senso compiuto quando la si relaziona agli altri, avendo, per sua natura, un concetto relazionale.
Ma è necessario porre l’accento sulla dimensione personale della responsabilità. Essa è in primo luogo la capacita di rispondere a noi stessi. Infatti, essere responsabili in primis per sé stessi non vuol dire non esserlo rispetto agli altri. Le due dimensione non sono contrapposte ma profondamente interconnesse. Nel momento in cui io sono responsabile di quello che “faccio” (o penso o credo, ecc), non posso necessariamente che esserlo anche per l’altro, perché conscio che quello che ho fatto rappresenta me stesso.
Rivolgere il focus al nostro interno, piuttosto che all’esterno, implica, quindi, prendersi in toto la responsabilità del nostro agito e/o vissuto rendendoci costruttori attivi di quello che è la vita nella quale ci muoviamo; ma essere responsabili di se stessi significa, anche, accettare le proprie fragilità.